L’incompiuta di Appignano: interrogazione in regione sull’operato dell’INRCA

“In questa generazione ci pentiremo non solo per le parole e le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone”.

Martin Luther King

Sono trascorsi ben 19 anni da quel 18 marzo 2002 in cui il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto assistenziale “G.G. Falconi” di Appignano dava l’ok allo schema preliminare con cui veniva di fatto autorizzata la vendita di un immobile di sua proprietà, sito in via IV Novembre, all’Inrca, Istituto Nazionale Ricovero e Cura Anziani con sede ad Ancona, per la realizzazione di una Casa di Riposo all’avanguardia, capace di accogliere e garantire servizi di assistenza a persone fragili e non più autosufficienti.

Immobile in via IV Novembre, struttura demolita
Immobile in via IV Novembre, struttura demolita

L’atto, accolto con favore dallo stesso Comune di Appignano, che in base alla legge regionale 43 del 5/11/1988 ne assumeva e svolgeva funzioni di vigilanza e controllo, impegnava l’Inrca a stipulare una polizza fideiussoria o una fideiussione bancaria pari al prezzo di acquisto dell’immobile, per garantire la realizzazione della struttura entro il termine di cinque anni dalla consegna dei lavori, fatte salve condizioni di impossibilità oggettive da parte dello stesso ente a rispettare tali tempi.

Il 7 ottobre 2005, davanti al notaio Stefano Sabatini di Ancona, le parti contraenti, Istituto “Falconi” e Inrca, si ritrovano per stipulare il contratto di compravendita vero e proprio, che però, ad un’analisi semplice, manca di due elementi essenziali presenti nel preliminare: il termine di realizzazione dei cinque anni, sostituito con la generica frase “nei tempi tecnici necessari”, e una diversa posizione nei confronti della polizza fideiussoria, la cui stipula non viene più richiesta contestualmente alla firma del contratto, ma solo all’inizio dei lavori e per l’intera durata degli stessi. Un fatto questo che da solo basterebbe ad impugnare l’atto, ma che non impedisce comunque alle parti contraenti di andare avanti, tanto che, nel 2009, si dà inizio ai lavori di ricostruzione a seguito dell’autorizzazione rilasciata dal Comune il 22 maggio, con la quale veniva concesso all’Inrca il diritto di costruire, entro un anno dal rilascio del permesso stesso, il nuovo stabile, con 60 posti letto e una struttura di grande pregio per Appignano ed il territorio circostante.

Cantiere
Cantiere

Ad oggi, nel momento in cui scrivo questo articolo (25 gennaio 2021), nulla di quanto detto e sottoscritto è stato mai realizzato. Né la casa di riposo è stata costruita, né il cantiere (di fatto solo parzialmente allestito con una definizione dell’area destinata all’opera) è stato interessato dai lavori propedeutici all’edificazione. Si tratta, diciamolo pure, dell’ennesima incompiuta che suscita non pochi e legittimi dubbi da sciogliere: perché l’opera, che doveva servire un bacino di utenti ampio e variegato, non è stata realizzata? Come mai le amministrazioni che hanno guidato la Regione Marche negli ultimi venti anni, mentre provvedevano puntualmente a nominare i dirigenti dell’Inrca, non ne controllavano l’operato, chiedendo contezza di quanto mai realizzato ad Appignano? Per quale motivazione il Comune, che aveva per primo l’interesse a che l’opera fosse ultimata e consegnata alla comunità, non è mai intervenuto sulla questione denunciando, tra le tante cose, l’abbandono in cui versava il cantiere, divenuto ormai totalmente inadatto ad ospitare i lavori di costruzione del nuovo stabile?

Riccardo Augusto Marchetti, Commissario Regionale Lega Marche (sinistra) e Luca Buldorini, Consigliere Comunale Appignano (Lega)
Riccardo Augusto Marchetti, Commissario Regionale Lega Marche (sinistra) e Luca Buldorini, Consigliere Comunale Appignano (Lega)

20 anni sono tanti, anzi troppi. Non ci sono scuse e neppure ragioni abbastanza convincenti da far risultare questa una vicenda cui dar poco conto. La gravità, resa nota dall’azione politica di Luca Buldorini della Lega, oggi consigliere comunale dell’opposizione e firmatario, insieme ai colleghi Felice Munafò ed Elisa Pelagagge, di una mozione per l’avvio, da parte del Comune, di un’azione risarcitoria a tutela dell’interesse pubblico, è tale da rendere necessario l’intervento dell’attuale Giunta Regionale, alla quale presenterò un’interrogazione nei prossimi giorni, affinché pretenda spiegazioni da parte dell’Inrca circa lo stato delle cose.

Ciò che colpisce, oltre alla mancata realizzazione dell’opera, è la dinamica dei fatti.

Buldorini, nel raccogliere la documentazione utile a ricostruire quanto accaduto (e quanto non accaduto evidentemente!), ha messo in luce come nel 2012 il Comune di Appignano, con nota a firma dell’allora sindaco Osvaldo Messi rivolta all’Istituto “G.G. Falconi”, avesse evidenziato la non corrispondenza tra l’atto preliminare e quello della compravendita. Tale discrepanza, ammessa dal Presidente protempore del “Falconi”, aveva fatto esprimere allo stesso parole di preoccupazione e sdegno, oltre la volontà di muoversi legalmente per tutelare l’ente e la collettività appignanesi, visto che l’Inrca, ormai proprietaria di fatto dell’area su cui, dopo aver demolito, nel 2010, lo stabile pre-esistente (gli anziani ivi ricoverati furono per questo collocati in altre strutture), avrebbe dovuto costruire quello nuovo e funzionale all’accoglimento della casa di riposo, non aveva fatto nulla di quanto avrebbe necessariamente tutelato il “Falconi” (cfr. atto preliminare), rimasto di fatto senza l’immobile precedente, senza i soldi derivati dalla vendita e senza alcuna polizza fideiussoria a garanzia del tutto.

Ed è in effetti questa la seconda questione che voglio portare all’attenzione del Presidente Francesco Acquaroli, affinché ne chieda contezza in tempi brevi. Come mai, ad oggi, l’INRCA non ha rilasciato alcuna polizza fideiussoria? E soprattutto, con quali mezzi e quali risorse tale ente garantisce la continuità assistenziale degli anziani che facevano capo alla struttura di Appignano?

E se non fosse già sufficientemente grave tutto quanto detto, ci sarebbe da ridere al pensiero che, nel febbraio 2019, in occasione delle elezioni comunali, il Sindaco Messi, il direttore dell’Inrca Gianni Genga e l’allora Governatore della Regione Luca Ceriscioli, insieme, inaugurarono il cantiere rassicurando circa l’ultimazione dei lavori per ottobre 2020, quando la nuova casa di riposo sarebbe stata, secondo le loro previsioni, consegnata alla comunità appignanese.

Febbraio 2019: inaugurazione del cantiere da cui non è partito nulla. In foto Luca Ceriscioli, Gianni Genga e il Sindaco di Appignano
Febbraio 2019: inaugurazione del cantiere da cui non è partito nulla. In foto Luca Ceriscioli, Gianni Genga, il Sindaco di Appignano ed altri.

Ad oggi, le foto lo dimostrano, nulla di tutto ciò è avvenuto. I lavori non solo non sono finiti, non sono mai neppure cominciati, dimostrando la totale inattendibilità di una sinistra che taglia i nastri solo a scopi elettorali.

La mancata realizzazione della nuova casa di riposo ha comportato non solo un danno morale, ma anche economico per la comunità di Appignano, destinataria del lascito di due concittadini che del suo bene hanno fatto una ragione di vita, prima ancora che politica. Lo sdegno che ne consegue è enorme, perché mette in evidenza il modus operandi di una sinistra che, in questi vent’anni, si è dimostrata non solo cieca nei confronti dei reali bisogni dei cittadini, ma anche e soprattutto incapace di pensare, programmare e realizzare, per le Marche, un progetto di sviluppo in grado di attrarre ricchezze ed essere eccellenza per le prossime generazioni. Fatto questo che deve farci non solo pensare, ma agire.

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